Silenzio, Ritmo, Purificazione, Armonia

Sebbene Yama e Niyama ad un primo sguardo possano sembrare simili, in realtà Yama vieta e distrugge mentre Niyama ordina e costruisce. Yama distrugge il carattere e le tendenze personali in profondità creando un sistema etico, mostrando, illuminando i piccoli io e parti di noi che agiscono al nostro posto.
Nyama costruisce e fortifica la coscienza attraverso l’azione volontaria di elevare pensieri e azioni a livelli più alti ad ogni occasione utile.
Yama e Niyama applicati insieme sono una grande potenza capaci di trasmutare pensieri, corpo ed emozioni.
Insieme agiscono per accendere e mantenere vivo il Fuoco Sacro dentro l’Uomo che depura, brucia, purifica e avvicina l’uomo al Divino per innalzarlo. Per accendere il Fuoco è necessario creare attrito, sfregare, osservare la nostra stessa meccanicità e creare opposizione consapevole per manifestare la nostra volontà ed elevarla poi alla Volontà Universale, arrendersi ad Essa.
Quanti di noi realmente desiderano abbandonare la propria natura istintuale?
NiYama
I 5 Niyama sono:
Svadhyaya/studio del sacro – studio di Se
Isvara-pranidhana/abbandono a Dio
Sauca – Purezza
Cosa è puro? Dall’etimo ne ricaviamo che puro vuol dire “senza mescolanza”, senza altre cose, solo quell’elemento e niente altro. Il Lavoro che siamo chiamati a fare è dunque di depurare da “altro” le nostre peculiarità, i pensieri, le azioni per renderle quelle e basta, senza altre manovre sommerse e inconsce. Per “altro” si deve intendere tutto ciò che ci allontana dalla meta, che ci distrae, che ci porta a vagare disperdendo le nostre risorse ed energie. Altro da noi è ciò che pone dei limiti e che ci impedisce di camminare dritti verso la meta.
Pensiamo ad un diamante, più è puro da altre sostanze inquinanti e maggiormente potrà riflettere la luce bianca. La Luce bianca è la luce divina, ecco perché il diamante è conosciuto anche come la pietra divina. Se si vuole avere una pietra con se che aiuti ad avvinarci a Dio e a sostenerne la Potenza quello è il di-amante (romanticamente: amante di Dio).
Nella nostra pratica quotidiana il mezzo che abbiamo per evolvere e contenere lo Spirito è il corpo fisico ed è il primo a dover essere purificato per poi man mano proseguire su tuti i levelli. Dalla mattina quando ci alziamo a quando andiamo a dormire dovremmo continuamente guardare al nostro corpo con rispetto e attenzione, per poterlo tenere al meglio. Appena svegli osservare i sogni; non lasciare residui della notte attraverso la pulizia della lingua; evacuazione e pulizia della pelle.
Un corpo fisicamente pulito internamente ed esternamente, così come una macchina, lavora meglio e pertanto consuma meno energia propria e di altri centri (emotivo ed intellettuale), trasformando tutti i processi fisici metabolici e non in energia pulita e utilizzabile per lavori più sottili. Ci sono molti modi per mantenere il corpo sano e pulito, ne vediamo alcuni, il primo e più immediato è il cibo che ingeriamo.
Alimentazione
Non voglio addentrarmi in una discussione su vegetarianesimo e simili perchè ci sono molti trattati interessanti in rete e nei testi che sono più autorevoli di me sicuramente, vorrei piuttosto puntare l’attenzione su altri aspetti, ecioè come l’uomo trasforma il cibo, cosa è più importante: il cosa mangiamo o il come mangiamo? Entrambi?
Nella Medicina Cinese troviamo diverse differenze con lo Yoga e l’Ayurveda ad esempio riguardo il digiuno. La cultura, le tradizioni e il lavoro nei campi nell’antichità di certo hanno condizionato moltissimo il modo di vedere l’alimentazione anche a livello spirituale. Questo a mio avviso vuol dire che la regola esiste per ottenere determinati risultati, ma che il buon senso deve dominare la vita dell’uomo saggio! La nostra vita oggi è profondamente cambiata rispetto agli uomini che si ritiravano in caverne, siamo costretti a fare i conti con la quotidianità della nostra vita occidentale che non è meglio o peggio di quella di una volta, è quello che abbiamo a disposizione per evolvere…. è una ricchezza enorme e spesso non viene riconosciuta. Non possiamo e non dobbiamo rifiutarla ricercando un improbabile vita ideale se la nostra vita è qua! Piuttosto ritengo che possiamo adeguare le pratiche alla realtà che viviamo, unico modo realistico di spostare i Veli di Maya e avvicinarsi alle vera Vita.
E stato detto: “non quello che entra dalla bocca inquina l’uomo ma quello che ne esce” [Cit. Gesù il Nazareno]; naturalmente frase ha molti livelli di interpretazione ma soffermiamoci intanto sul primo livello, il cibo. Ci indica la giusta attenzione che dobbiamo dare al cibo, non in maniera ossessiva ma con uno sguardo alla capacità dell’uomo di trasformare il cibo, di riuscire a renderlo sacro attraverso l’azione dell’espressione di se. Dalla bocca esce respiro, parola, comunicazione, comprensione. Dalla bocca esce la trasformazione di ciò che il Cuore esprime attraverso l’azione della ragione e dell’esperienza per poterci portare nel mondo. Pertanto non basta diventare o essere vegetariani per ritenere che il corpo è puro, purtroppo non è così semplice… Il lavoro di purificazione del corpo parte da come ingeriamo il nostro cibo, di qualunque natura esso sia. Dunque molto semplicemente e forse banalmente… (ma si sa… le cose sono più semplici di come noi umani le complichiamo…) sediamoci a tavola in silenzio verbale e mentale se possibile; concentrati sull’azione di mangiare; attenti a ciò che accade ai sensi della vista, dell’odorato, dell’udito, del tatto e del gusto; non mangiamo se siamo nervosi, arrabbiati, non discutiamo a tavola con nessuno; mentre mangiamo pensiamo al cibo che mangiamo, la provenienza e come lo trasforemo; mentre mastichiamo siamo grati del cibo che abbiamo, onesti per come l’abbiamo ottenuto; mentre magiamo respiriamo, la respirazione renderà il fuoco gastrico più vivo e attivo, la digestione sarà più efficace… già respiriamo mentre mangiamo… conosciamo almento due grandi e antichissime tradizioni che ci aiutano ad utilizzare i cibi per ottenere determinati risultati: Medicina Tradizionale Cinese con la dietetica e la dietetica dell’Ayurveda, sfruttiamole a nostro vantaggio per renderci capaci di depurare e accendre il Fuoco nel corpo.
Non è ciò che mangiamo che ci inquina ma come lo mangiamo e come lo trasformiamo e riportiamo all’esterno!
Emozioni Negative
Non è semplice pulire la nostra mente, separare il puro dall’impuro e definire un buon pensiero da una cattivo. Sbagliando potremmo escludere da noi la possibilità di comprendere qualcosa se decidessimo di allontare brutti pensieri… la ricerca spirituale è fatta di tutto ciò che compone l’uomo, compreso il “brutto. Le emozioni negative sono le influenze esterne che trovando in noi terreno fertile, cioè in noi convibrano, ci colpiscono e alle quali noi reagiamo inconsciamente ed inconsapevolmente senza accorgerci, trovandoci poi all’improvviso con pensieri di rabbia, di sconforto, di odio che alimentano determinate energie inferiori, che in basso ci tengono o ci trascinano e che consumano la nostra energia personale. Sono quei pensieri che vanno a nutrire e a stimolare tutto ciò che ci tiene ben ancorati al nostro “Nero” al nostro “Abisso” e che ci impediscono di restare concentrati verso la meta. Le emozioni negative ci consumano, non nutrono noi ma le nostre zone inferiori togliendoci forze. Questo vuol dire che se non abbiamo poi le energie per guardare nelle zone centrali e superiori, ci divora letteralmente e continuamente. Spesso crediamo di vivere nella luce e nll’amore, ma in realtà al primo pizzicotto.. crolliamo. Un ottimo esercizio per evitare che tutto ciò accada è osservare noi stessi vivere, osservarci parlare, osservarci nelle azioni quotidiane.. con l’esercizio scopriremo dove queste vibrazioni/emozioni trovare il varco ed entrano.. ci troveranno attenti e vigili per poterle contrastare.
Il Lavoro spirituale è una guerra, non c’è un momento di pausa se non quello che scegliamo di concedere ma potrebbe essere una disfatta.
Attenzione però a non convincerci che per contrastare le emozioni negative dobbiamo fare pensieri positivi. Non è la soluzione. La dilagante ossessione che per star bene bisogna pensare positivo ha creato diversi “mostri” in giro.
Il pensiero oggettivo non è per forza positivo né negativo… ma resta in equilibrio tra i poli di attrazione del Ritmo e del Pendolo. Crea resistenza fortificando attenzione e volontà nel centro di equilibrio.
Yama è una pratica in questo senso salvifica perché sforzarsi di applicarla impone a tutto il nostro essere, corpo mente ed emozioni di indirizzare i pensieri costantemente in una direzione, cioè verso l’osservazione di ciò che sono i nostri meccanismi interni. A cosa essi rispondono e come si muovono verso l’esterno.
Gli Yogi per fare questo si ritiravano lontano dalla mondanità, dalle influenze negative; noi restiamo nel mondo, noi sfidiamo il mondo, noi ci rendiamo forti attraverso il mondo!
Samtosa – appagamento (quiete e silenzio)
Appagamento è la traduzione comune ma potrebbe essere fraintesa, io la preferisco riportare come quiete/equanimità/stabilità che è un concetto più vicino al senso di soddisfazione interiore, di silenzio e di gratitudine che si vuole ricercare con questa pratica di purificazione.
Infatti se fossimo appagati non avremmo motivo di muoverci, saremmo soddisfatti, la ricerca dell’appagamento è invece la via che ci conduce ad Ananda, gioia divina. Qui abbiamo da fare un grande Lavoro sulla costruzione di uno stato di distacco (il più difficile), quella condizione che ci consente di vivere profondamente e pienamente ogni cosa pur non lasciandoci turbare interiormente.. una condizione in cui le Emozioni Negative non minacciano la nostra energia e integrità e riusciamo a rimanere in uno stato auto-indotto dalla nostra attenzione e volontà di equilibrio in un centro di gravità permanente nella quiete.
L’unico modo per sviluppare e rendere stabile e reale questo aspetto è mettersi in gioco nel mondo , accettare le sfide della vita, cadere e rialzarsi. Non mollare sull’errore ma prendere le cose, tutte, come esperienza fortificante e capace di mostrare dove modificare il tiro o cambiare.
Per essere distaccati/equanimi occorre enorme energia, resistere alle forze esterne che colpiscono le nostre vibrazioni inferiori, corrisponde all’utilizzo di energia personale che deve essere alta e purificata. Non sarà possibile all’inizio di un Lavoro vincere, ma lo sarà nel tempo Osservazione dopo Osservazione, Purificazione dopo Purificazione. Puntare la nostra volontà verso l’alto. La gratitudine da prima semplice invocazione e poi piano piano diventerà un’abitudine imposta dalla nostra volontà. Essere contenti di ciò che si ha equivale e non desiderare altro, a non cercare altro ma riconoscere nel quotidiano tutto ciò di cui abbiamo bisogno. In un certo senso è riconoscere la Provvidenza in ogni respiro.
Nel Taoismo (filosofia che ritiene che tutto accade, non c’è sforzo e l’Universo è quieto in se stesso) si dice che il Cuore deve essere vuoto. Concetto molto strano da tradurre in “occidentalese” eppure straordinariamente potente. Esso significa che il Cuore è come una ciotola con due buchi da una parte entra tutto e dall’altra esce tutto.. entrano tutte le emozioni che vengono vissute, filtrate dalla coscienza/cuore/Shen-Spirito e riversate nell’Universo; in questo modo l’imperturbabilità dell’essere resta costante e il cuore non rinuncia ad amare.. ma non solo se stesso ma tutto, se stesso compreso.
Ora possiamo anche vedere appagamento come il risultato del controllo del desiderio; essere contenti ed essere gioiosi con quel che si ha. Percepire Ananda, gioia costante, quiete appunto.
Tapas – austerità, autodisciplina, osservazione
Tapas è uno dei 5 atteggiamenti da adottare nei confronti di se stessi. Comprende la disciplina fisica e respiratoria e l’eliminazione di impurità attraverso il mantenimento delle giuste abitudini di sonno, alimentazione, lavoro, esercizio fisico e mentale e rilassamento. In questo modo viene mossa e purificata energia, condizione indispensabile per chiarezza e calma mentale.
Scopo fondamentale del Tapas è purificare il corpo e condurlo sotto il controllo della volontà attraverso l’austerità. I tapas più importanti sono il controllo del cibo e della parola. Mantenere il silenzio parlare solo se necessario sono esercizi di controllo e conoscenza.
Il Pranayama è sicuramente un Tapa importantissimo perché modifica e controlla il Prana attraverso un atto forzato contro natura e sotto “l’azione attiva” della volontà. La perfetta applicazione del Tapa porta alla Siddhi (perfezione spirituale; santità) che ha una doppia valenza: purificazione del corpo e ottenimento dei poteri occulti. Le due cose camminano insieme benché lo scopo dello Yogi e del Ricercatore non debba essere ottenere poteri per se stesso, essi sono comunque una naturale conseguenza essendo il corpo un mezzo di trasporto che consente di connettersi a mondi e corpi più sottili dal punto di vista della materia.
Tapas combina in se diversi significati come purificazione, autodisciplina, austerità. Tendenzialmente possiamo mettere Tapas sotto tantissime pratiche ma nello specifico essa rappresenta in particolare discipline di purificazione come digiuno, pranayama, osservanza di voti. Questo tipo di attività serve principalmente per distaccare la coscienza dal veicolo. Cioè nella concezione induista/yogica mortificando il corpo possiamo renderci conto che la nostra coscienza esiste indipendentemente dal corpo. Questo tipo di attività fortifica la volontà ma rischia di mortificare eccessivamente il corpo portando a fanatismi ed eccessi che fanno solo male e non creano una condizione nel corpo ottimale di veicolo perfetto del divino. Infatti affinché il corpo sia il perfetto veicolo che è destinato ad essere è necessario curarlo non “romperlo”.
Esercizi come lo studio, l’equilibrio nel mangiare, nel dormire, nell’uso delle comodità della vita quotidiana, stimolano la volontà alla stessa maniera e più efficacemente che mortificare il corpo rovinandolo.
I voti sono però un ottimo modo per sviluppare la volontà; i cosidetti “fioretti” ci costringono a restare vigili, ad osservare le tentazioni, i meccanismi della mente ecc… un fioretto al mese è poca cosa rispetto al risultato che opssiamo ottenere.
Autodisciplina e sacrificio vuol dire crearsi lo spazio per la pratica ogni giorno, questo accende il Fuoco Sacro e contribuisce quotidianamente a tenerlo vivo.
Austerità vuol dire dunque rafforzare la volontà attraverso la scelta quotidiana della disciplina. Darsi una regola e rispettarla. Costanza, coerenza, ritmo e abnegazione. Austeri soprattutto nel mostrare all’esterno, non raccontare i propri successi e progressi spirituali e materiali a chiunque, ma conservarli e tutelarli gelosamente metterà in chiaro a noi stessi per Chi stiamo Lavorando. In fondo la gioia più grande deriva dalla gratitudine dei doni e no dal riconoscimento esterno!
Svadhyaya studio del sacro. Conoscenza di Sè
E’ lo studio delle scritture sacre, è lo sviluppo intellettuale che deve dirigersi verso la riflessione sui concetti studiati. Il fine di tanto studio e di tanta riflessione è modificare/educare/conformare la mente per poterla elevare a concetti e pensieri superiori, per poter afferrare nell’etere pensieri che vagano .. allena il pensiero analogico e il pensiero astratto ad essere percettivo ed immediato. Lo scopo finale è quello di non aver più bisogno di un testo per percepire pensieri e concetti ma attirarli quando la nostra mente sarà diventata un centro di gravità attorno a cui girano le forme pensiero che decidiamo e richiamiamo a noi.
Ma perché questa è considerata una depurazione? Perché la nostra testa, la nostra mente è piena di melma, di sporcizia, di pensieri che intasano il sistema. Non il cervello in se che è fisico, ma ciò che attira. Le emozioni (negative e positive) fanno da polo attrattivo dei pensieri o forme pensiero vaganti, pertanto ogni volta che abbiamo una emozione negativa, , tac!… attiriamo quello con cui con-vibra, perchè di vibrazione siamo fatti, creando un circolo vizioso. Una volta che il pensiero è entrato, è fatta! Ce lo teniamo e ce lo gestiamo come possiamo.
Ma cosa possiamo fare allora? Iniziamo da qui..
Cosa è un Pensiero
Un pensiero non è qualcosa di immaginario, è reale, è fisico, è materia primordiale, ma non è la matrice che è invece fonte delle idee, l‘Assoluto; è una formazione di energia a volte molto densa, pesante, molto forte ed insistente che riesce a controllare spesso masse di centinaia e migliaia di persone e che da esse viene alimentato diventando Eggregora, a quel punto controllando e dando energia a se stessa e chi vi attinge, muovendo masse in nome di un ideale. In questo mare siamo immersi “addormentati”; ma si può creare o attingere a Eggregore di ogni genere o fattispecie, sacre, sante, maledette, universali.
Se siamo in un certo ambiente riceveremo intorno a noi quel tipo di pensieri e sollecitazione nel bene e nel male. Siamo bombardati da pensieri ovunque e di chiunque intorno a noi. Se osserviamo come funzionano le manipolazioni di massa ci rendiamo conto di quanto reale e attuale tutto questo e di quanto ne siamo immersi.
Come possiamo fare allora per decidere..? La nostra mente è come una tinozza, o un secchio, che se è troppo piena diventa melma, se è vuota prende tutto quello che passa. Dobbiamo pulire la tinozza con acqua fresca e pulita continuamente. Tenere l’acqua pulita e la tinozza un poco vuota sempre; come il Cuore così la Mente. Certo comunque riceveremo acqua sporca che cade in giro ma saremo in grado di diluirla e avremo comunque energia e forza necessaria per non rimetterla in circolo dentro e fuori da noi. Togliendo di fatto forza all’azione di quel movimento energetico e non lasciandoci sfruttare energeticamente da lui.
Come e cosa possiamo fare per la nostra mente?
Dice Patanjali: Quando la mente è disturbata da pensieri nocivi, medita sui loro opposti
Abbiamo almeno due metodi:
Nel nostro secchio abbiamo già pensieri più o meno sporchi che ne attirano di altri sporchi, una volta entrati restano, possiamo solo elaborarli con la mente con le emozioni e anche con il corpo, riflettendoci sopra (riflettere vuole anceh dire proiettare la nostra immagine in uno specchio), cercando altri punti di vista rispetto a quel pensiero/concetto, osservando le nostre emozioni, quelle che fondamentalmente lo hanno attirato e cercare di non farlo uscire di nuovo in giro togliendogli forza. Se non ci lasciamo dominare ed influenzare da ciò che entra possiamo anche trasformare… Questo è un modo. Questa azione di purificazione attirerà un pensiero un po’ meno sporco e poi ancora e poi ancora fino a pulire quel tipo di pensiero. Più lo teniamo e non lo rimettiamo in giro più puliamo anche l’ambiente. Ma per adesso questa ultima parte lasciamola per quando saremo bravi, pensiamo ora solo a noi per poi poter fare altro.
Abbiamo detto che un pensiero una volta che arriva, arriva… ma elaborandolo come sopra saremo poi in grado di scacciare quelli futuri.
Un altro modo di pulire il secchio è quello di iniziare a versare acqua pulita che farà uscire piano, piano la sporca; ecco l’azione di dedicarsi al sacro, alle buone letture. Ma non solo, di fatto questo rischia di renderci sbilanciati e squilibrati , dimenticandoci di vivere nel mondo, palestra e allenamento meraviglioso per la la Libertà! Allora possiamo frequentare buone compagnie, ridere, buoni argomenti sani e interessanti, parlare e confrontare idee sforzandosi di rispettare gli altri. Non parlare male gratuitamente degli altri ma se una persona si sfoga con noi accogliere lo sfogo e cercare di portare luce sui fatti, altri punti di vista che gli sfuggono… Se noi vogliamo sfogarci parlando male di qualcuno, trattenerci ed elaborare la cosa come faremmo con l’altro. Vivere nel mondo vigili, attenti, pronti all’aguato ma gioiosi.
Più versiamo acqua pulita e più riusciamo a trasformare qualunque melma! Vedete che ci sono soluzioni semplici a problemi complessi… ma per semplice non intendo di facile applicabilità… infatti ci vuole ferma volontà e grande motivazione!
Conoscere il Sacro vuol dire Conoscere Se stessi nel profondo, affrontare la “melma” che ci separa, o meglio che ci da l’idea di separazione.. vuol dire conoscere in profondità noi stessi e la Luce che vorremmo raggiungere.
Isvara-pranidhana- abbandono a Dio
“Sia fatta non la mia ma la Tua Volontà”
Questo aspetto è un sentimento, un’azione di abbandono ma allo stesso tempo un grande atto di Fede. Non è spiegabile, non ci sono esercizi ne pratiche.. arriva, nasce dalla pratica precedente, dall’ascolto, dall’osservazione della realtà e della vita.
Nella pratica dei Sutra questo è un esercizio che all’inizio può apparire meccanico ma è praticamente il Lavoro di integrazione dell’Io anche se viene inteso come annichilimento… potremmo pensarla come la stessa cosa. Togliamo energia ad una parte per darla ad un’altra. Togliamo Importanza all’aspetto materiale per darlo ad una Vita più grande.
E’ necessario prima di tutto affrontare la questione di Dio in noi stessi, il significato della Vita che assume ogni giorno e il motivo per cui siamo qui e perché dovremmo fare il Lavoro di distruzione equilibrio e ricostruzione che facciamo attraverso la ricerca, piuttosto che lasciarci vivere come comunemente accade.
L’abbandono a Dio è riconoscere/percepire che dietro tutta questa giostra c’è un progetto al quale non abbiamo accesso ma del quale facciamo parte. Mettersi attivamente nel gioco vuol dire accettare la vita e le sue manifestazioni assecondandola, ma soprattutto riconoscendo la differenza tra la piccola volontà come un piccolo io e la Volontà come il Sè e da questa lasciarsi completamente guidare e sopraffare. Prima dobbiamo però percepire il Sè e non solo pensarlo… Lo facciamo con le pratiche fin’ora viste insieme e quelle che verranno… fino alla Meditazione.
Il Dio a cui ci abbandoniamo è quello che ci conduce alla Verità, alle risposte, non alla fascinazione dei poteri, non al potere personale che usa attraverso di noi. In noi alla fine non ci sono meriti solo abbiamo assecondato la vita… tra l’altro se siamo in qualche modo da qualche parte è perché è lì che comunque dovevamo essere.. che merito c’è in questo?
La meditazione ci aiuta e ci porta verso questa azione. L’esercizio che faremo dunque è di osservare durante il giorno quante volte esprimiamo la nostra volontà cercando gratificazione, riconoscimento, piccole vittorie e quante volte invece siamo in grado di vedere la vita e assecondarla; seguire le sue indicazioni e consigli. QUante volte possiamo vedere in male un grande bene!
In questa pratica c’è poi l’azione del dare senza aspettarsi nulla in cambio. Niskama karma per arrivare al Karma Yoga, l’azione del dare incondizionato. E’ chiaramente un allenarsi… il solo fatto di fare qualcosa per non aspettarsi nulla indietro e già di fatto inficiante… però utile ad allenarsi e osservare quanto ci aspettiamo e quanto poco gratuitamente siamo disposti a dare.
Quando poi il Grazie ci gratifica abbiamo bruciato il lavoro fatto. Allora come fare? Basta solo Fare!
Dare incondizionatamente è amare, non gli altri separati da me, ma Dio.

operatrice e insegnante Shiatsu
operatrice Tuina
insegnante Yoga e Ginnastica Posturale